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martedì, gennaio 03, 2006




IL TANGO, UN ABRAZO

La musica del valzer, come è noto, si basa sulla ripetizione del ritmo: un intero brano musicale si balla sull'1_2_3 dei giri a destra e a sinistra e sull'1-2-3 dei passi cambio. Anche il valzer delle origini aveva questa caratteristica, recepita da balli popolari di ritmo ternario. Il tango, al contrario, mutuava dall'habanera la sincope, utilizzata per rompere il ritmo, e dalla milonga l'azione di marcia a contatto permanente col pavimento. Inoltre il tango operava una sintesi fra due cose che sembravano inconciliabili: la coppia chiusa e le figure che costituivano i programmi delle danze di corte (quadriglia e contraddanza). Ciò creava le premesse per un ballo completamente diverso da tutti quelli precedenti: un ballo dove la coppia, intesa come unione-contrapposizione di maschio e femmina, poteva muoversi a piacimento su un programma articolato in figure variabili dal punto di vista della composizione, della durata, del numero di passi, delle pause. Al tempo in cui le donne avevano l'obbligo di portare abiti lunghi, le ballerine di tango introdussero nella danza le gonne corte fin sopra al ginocchio: non per provocare i rappresentanti dell'altro sesso, si diceva, ma per le esigenze specifiche di quel tipo di ballo. Chiaramente, questa cosa non fu percepita positivamente dalle classi dominanti. Il tango, pur essendo nato dall'anima popolare, e pur essendo in sintonia col comune sentire delle popolazioni rioplatensi, fu all'inizio compresso all'interno dei ghetti sociali e culturali.Ebbe successo, prima che nella borghesia e nella parte colta della società, tra i frequentatori di bordelli e nei locali dei bassifondi cittadini.

La novità fondamentale della coreografia del tango consisteva nell'aver sostituito quello che Carlos Vega chiama il "movimento continuo" dei balli di coppia allora dominanti con la "sospensione dello spostamento". Nel tango il maschio decideva all'improvviso di fermarsi e di guidare e/o assecondare, da fermo, i movimenti della dama davanti e attorno a lui. La sospensione del movimento era chiamata corte. Dice Elisabetta Muraca che "il tango argentino si balla con cortes y quebradas, vale a dire con continui arresti della marcia e torsioni del busto, componendo un insieme armonico e sensuale, frutto di creatività e intesa fra i ballerini."(Elisabetta Muraca, "Il Tango. Sentimento e Filosofia di Vita"). Il termine corte è sparito nel tango della disciplina STANDARD, ma è rimasto in vita nel nostro BALLO DA SALA nelle figure MEDIO CORTE e MEDIO CORTE GIRATO. La funzione del corte era duplice: consentiva al cavaliere, da un lato di evitare gli scontri sulla pista con altre coppie, dall'altro di gestire le performances della dama e le sue performances con la dama, allungando a piacimento le pause, anche ben oltre il tempo imposto dalla musica. Attraverso la libertà di interpretazione del ritmo, con figure inventate al momento e diversificate per cavaliere e dama, si introduceva la distinzione dei ruoli all'interno della coppia. Per cui, mentre nel valzer i ballerini eseguivano (ed eseguono) gli stessi giri e gli stessi passi di cambio, a momenti alterni, nel tango ognuno dei due partners finiva per avere un suo programma personalizzato. Ecco perchè gli studiosi hanno definito il valzer un ballo egualitario e il tango come la danza della differenziazione sessuale. Nella sospensione (corte) il cavaliere faceva da perno alla dama che continuava a muoversi, e talvolta da punto di appoggio, per figure acrobatiche tipicamente femminili. Il compito della dama era molto importante: non solo doveva saper seguire i comandi e la guida del cavaliere che inventava amalgamazioni; ma doveva ella stessa saper improvvisare, a cavaliere fermo, una serie di figure di abbellimento. Nella fase matura del tango, la stessa utilizzazione di figure conosciute, codificate o trasmesse nella prassi, avveniva al di fuori di ogni schema, nella massima libertà di esecuzione, di variabili e di sequenze. Una figura di base era sottoposta a decine e decine di personalizzazioni. Se c'è un ballo che come regola numero uno ha messo l'improvvisazione, questo è il tango delle origini. Ma attenzione: si parla di improvvisazione con un preciso retroterra tecnico.


A proposito del tango delle origini, leggiamo Meri Lao: "Il tango è una danza libera, vale a dire, non risponde a una coreografia fissa. Gli manca il 'passo base' regolare e uniforme, come potrebbe essere il passo a dondolo del tango europeo. Gli manca il 'passo di cambio' per sostare e rilassarsi in attesa di passare a prestazioni più impegnative: qui la concentrazione e l'impegno sono costanti, anche da fermi... Siccome l'andamento delle altre coppie non risponde ad alcun ordine prestabilito, chi conduce deve tenerle d'occhio sia per non scontrarsi con loro, sia per profittare dello spazio rimasto libero e comporre la sua sequenza dei passi." (MERI Lao, "T come Tango", Roma). La scrittrice sottolinea la particolare funzione del passo indietro del cavaliere: si tratta di un unico passo "come passo di servizio per poter cambiare posizione". "Una caratteristica importantissima rende diverso il tango dalle altre danze: i ballerini invadono lo spazio del proprio partner, gli bloccano o gli spingono un piede, lo sgambettano, lo costringono a intrecciare le gambe o ad aprirle. Inoltre, senza sciogliersi del tutto dall'abbraccio, possono trovarsi a eseguire isolatamente delle figure, spaiati, in un continuo attirarsi e respingersi. Oppure restare fermi mentre l'altro è al massimo della mobilità... Le coppie del tango ballano concentrati sulla propria esecuzione. Percorso originale fatto di accelerazioni, come le immagini di un film viste a passo veloce, che di colpo si arrestano; procedere incidentato da scissioni e svolte subitanee, andamento 'por cortes y quebradas', cioè per tagli e torsioni, per pause e mutamenti di direzione, per fermate improvvise e riprese inaspettate". (MERI Lao, "T come Tango").

Naturalmente la europeizzazione del tango ne ha trasformato o azzerato alcune caratteristiche forti. I maestri francesi, lo considerarono un prodotto esotico alla pari di tanti altri: come tale lo elaborarono (lo francesizzarono), negli anni 1908-1911, e lo esportarono in tutta Europa. L'elemento della improvvisazione, che era il marchio rioplatense di fabbrica, fu sostanzialmente abolito attraverso la codificazione di una ventina di figure. Fra gli anni Venti e Trenta, per esigenze connesse alle competizioni, si lavorò alla standardizzazione del tango francesizzato: ciò lo allontanò definitivamente dallo spirito originario. Cosicchè oggi abbiamo un tango internazionale che è uno dei cinque balli appartenenti alle danze standard e che ha seguito un cammino di allontanamento dal tango rioplatense e argentino.

Il tango diventerà danza olimpica nel 2008 (?), portandosi appresso le regole e le convenzioni stabilite dalla IDSF. In Italia abbiamo anche un tango nazionale, definito da sala, parimenti 'addomesticato' e con un suo programma, diverso da quello del tango standard. Infine c'è il tango argentino, che è diventato disciplina autonoma, riconosciuta dalle Associazioni dei Maestri di Ballo. Esso è il più vicino al tango rioplatense delle origini, riproponendone lo stile, alcune figure caratteristiche, il gioco degli intrecci delle gambe. Pur avendo una sua tecnica d'esecuzione precisamente codificata, il tango argentino assegna al cavaliere dei margini di improvvisazione che ne fanno una danza relativamente libera. Le stesse regole fissate per la presa e per la posizione non hanno la rigidità degli altri balli. Se proprio di regole si vuole parlare, bisogna dire che esse conservano dei margini di elasticità...

L'abbraccio stretto dei ballerini nel tango ha fatto molto discutere i teorici della danza e i moralisti di vari paesi. Vale la pena, a tale proposito, far parlare uno dei più grandi studiosi di tango: Carlos Vega. Nello spiegare i problemi tecnici di questa danza e il rapporto fra la coppia e il traffico sulla pista, Carlos Vega spiega che l'alternativa era stretta per i ballerini: o si camminavano sui piedi o si abbracciavano. "Hanno scelto di abbracciarsi", afferma l'Autore, e conclude categoricamente che non c'è "nessuna lussuria in questa stretta" (Carlos Vega,"El origen de las danzas folkloricas, Buenos Aires"). La bellezza del tango è nata anche da questa necessità esclusivamente tecnica dei partners di stare avvinghiati...
(da www.superballo.it)

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