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martedì, gennaio 03, 2006


IL CORNO

Il corno portafortuna è, senza dubbio, il più diffuso amuleto italiano. Le sue origini sono antichissime e risalgono addirittura ai tempi del Neolitico (3500 A.C.), quando gli abitanti delle capanne usavano apporre fuori dall' uscio un corno come auspicio di fertilità.

Specialmente in quei tempi la fertilità veniva associata alla fortuna in quanto, più un popolo era fertile, più era potente e quindi fortunato. In altri tempi i corni venivano usati come doni votivi alla Dea Iside, affinché la Dea Madre assistesse gli animali nel procreare. La mitologia ci informa che Giove donò alla sua nutrice un corno in segno di gratitudine, questo corno era dotato di virtù magiche in modo che, la nutrice, potesse ottenere tutto ciò che desiderava. Il corno trae le sue origini per via della forma, si pensa infatti che gli oggetti a punta, specialmente se aventi forma di corno, difendono da cattive influenze e malasorte se portati con se. Si dice che il corno per portare fortuna deve essere ROSSO e FATTO A MANO.
Rosso perché già nel Medioevo ogni talismano rosso aveva doppia efficacia e il rosso simboleggiava la vittoria sui nemici. Già nei tempi più antichi diverse popolazioni associavano al colore rosso un significato di fortuna e buon auspicio. In Cina e Germania dove tutti gli editti ed i sigilli imperiali erano rossi in segno di buona fortuna. Nelle Indie dove i raccolti venivano protetti con teloni rigorosamente rossi e strisce di tela dello stesso colore venivano portate sul collo per prevenire i mali. Gli antichi medici suggerivano che abiti rossi potessero guarire i reumatismi dove ogni mezzo aveva fallito. L'efficacia di tutti questi rimedi ed altri ancora non stanno nei vari materiali utilizzati ma , solo ed esclusivamente, nel colore rosso. Il motivo per il quale il corno deve essere fatto a mano sta invece nel fatto che ogni talismano fatto a mano acquisisce poteri benefici dalle mani che lo producono.
Emblematico antidoto e sacramentale scudo contro ogni malefico influsso, il corno è il referente apotropaico per antonomasia: amuleto propiziatorio, autentico simbolo della vita, da opporre a tutto ciò che viene ritenuto potenziale latore di morte. Apotropaios è parola greca che significa letteralmente "allontanante" da cui deriva l’italiano apotropaico, cioè di oggetto, gesto, parola o similia, che serve ad allontanare un’influenza magica, ritenuta maligna e/o dannosa per chi la riceve. E’ inutile ricordare che a Napoli, l’oggetto apotropaico, nella sua varia forma e configurazione, ha assunto nel tempo un rilievo culturale non secondario e la sua diffusione assicura una presa popolare non disprezzabile, compresa quella quota non trascurabile di kitch e di "già visto" e consumato. Prototipo dei talismani, considerato essenziale medicus invidiae, il corno per adiempiere validamente alla sua funzione scaramentica non deve mai venire acquistato, ma solo formare oggetto di dono, e risultare: tuosto, vacante, stuorto e cu' 'a ponta (apparire rigido, cavo all'interno, a forma sinusoidale e terminante a punta).



IL GOBBO
La sagoma di un gobbo ricorda qualcuno che è curvo sotto il peso di qualcosa. Nel passato questo peso è stato associato alla ricchezza ed alla fecondità. Nell'antichità dove tradizionalmente venivano rifiutati dalla società uomini con malformazioni, un individuo con la gobba doveva presentare attributi tali da portare benefici, per evitare l'esclusione. Le società antiche dipendevano dalla fertilità (sia umana che animale) e veneravano gli uomini con la gobba che sembravano incarnare la fertilità. Così quella forma che sembrava una maledizione venne esorcizzata in una figura mitica, portatrice delle ricchezze contenute nella sua gobba e nella potenza del suo fallo.

IL DEFORME
La deformità nel presepe assume carattere di curiosità che, come nel ‘700, allieta cinicamente, il divertimento di chi guarda. Lo "scartellatiello", e' un soggetto tipicamente legato alla superstizione. La sua gobba, i suoi cornicelli e ferri di cavallo diffondono la fortuna e scacciano il malaugurio.

LO STORPIO
Per quanto la fantasia si diletti nella creazione di questi personaggi, va detto che gli storpi erano frequenti nel passato: errori della natura considerati “segnati da Dio” per la loro supposta malvagità.

IL NANO
Annoverabile tra i grotteschi, è un personaggio che nella scena suscita attenzione e curiosità. Lo si interpreta anche come Gnomo, con riferimento alle saghe popolari che lo vogliono impenetrabile, testardo e diffidente, occasionalmente gentile e generoso. A Napoli è considerato pari al famoso “scartellatiello” (gobbo) portafortuna.

IL GUERCIO
Le malattie degli occhi venivano spesso combattute con pratiche religiose (benedizione degli occhi,offerte di occhi votivi) o con l’aspersione degli occhi in fonti o sorgenti sacre. Il guercio che mostra la sua storpiatura è tra i personaggi grotteschi più apprezzati.

IL LEBBROSO
A testimoniare le frequenti pestilenze dell’antichità,il lebbroso è un soggetto simbolo dell’uomo che soffre sulla terra povertà e malattia, ma che,richiamando la figura di Lazzaro,verrà poi risarcito nell’Aldilà.

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